Oggi vi racconto una bella storia, non inventata da me, realmente accaduta che mi lascia una forte emozione di romanticismo nostalgico.
Due persone innamorate? No!
Una vicenda strappalacrime di animali domestici? No!
Allora saranno fratelli che si rincontrano dopo decenni? No!
Quindi?
Una chitarra che per venti anni è stata separata nelle sue due parti principali e che, dopo averle rintracciate, grazie a Gabriele finalmente le ho riunite.
Lo strumento in questione è una
Fender Stratocaster Squire del 1985.
Una chitarra professionale, vintage, a oggi il costo approssimativo di un prodotto simile come qualità supera i duemila euro.
In quegli anni, 1985, la Fender costruiva fisicamente le parti della chitarra, manico, body, elettronica, in California. E le chitarre elettriche Fender hanno fatto la storia.
Per poterle vendere a un prezzo inferiore, i pezzi che componevano le chitarre Fender, fisicamente costruiti in America, venivano spediti in Giappone dove in una seconda azienda poi veniva assemblato l’intero strumento. In questo modo , con il nome Squire, la Fender copriva il mercato europeo a un costo inferiore di un bel 30%.
Nacque così la Squire Fender. Da non confondere con le Squire attuali dove tutta la chitarra viene costruita in Asia con legni meno pregiati.
La storia
Una decina d’anni fa, in una casupola di mio suocero, in mezzo al suo terreno, ho trovato questa chitarra elettrica malconcia. Il paese è Sorgono nel nuorese e di frequente i ragazzi del paese andavano lì a suonare in gruppo, fuori dal centro abitato per non disturbare nessuno.
Dopo varie telefonate ai ragazzi, nessuno sapeva nulla di quella chitarra.
Il manico era interessante e me la sono portata a casa, al massimo una chitarra in più non guasta mai.
Era composta dal manico marchiato Squire e dal corpo di una Yamaha Pacific con dei pickup Humbucker, adatti per fare heavy metal.
Il ponte e le meccaniche erano praticamente distrutte.
Pian piano ho acquistato un ponte nuovo economico e le meccaniche e ho rimontato il tutto rendendo la chitarra comunque suonabile.


E qui mi sono accorto che quel manico aveva qualcosa di speciale. Morbido, sensibile al tocco e comodo, oltre che veloce.
Incuriosito ho fatto le mie ricerche scoprendo nel manico il codice seriale. E salta fuori che quel manico era stato costruito dalla Fender in America.
Legno occhiolinato viene chiamato, molto molto pregiato utilizzato in strumenti di fascia alta.

Ma cosa ci faceva attaccato il corpo di una chitarra Yamaha?
E qui, grazie a mia moglie che a Sorgono ci è nata e cresciuta è partita una vera e propria indagine, una caccia spietata al body originale della Fender Squire.
Erica ha rintracciato addirittura vecchi amici e colleghi del liceo.
Risponde Robertino: “Ma sai che forse, nell’ovile di mio padre c’è uno zainetto con dentro dei pezzi di una chitarra elettrica? Ma sarà lì da vent’anni, non so come siano messi e magari non è neanche quello che cercate. Comunque ci guardo e vi porto il tutto.”

Ed era proprio il corpo della Fender Squire e anche tutta l’elettronica. Anche qui il ponte originale era distrutto, mancavano tutte le sellette che regolano l’altezza delle corde.
Preso il tutto e consegnato all’amico liutaio Gabriele.
Ho acquistato nuovamente il ponte, stavolta di economico non c’era nulla, tutto originale, oltre a due pickup Goto fender p 125, installati nelle Fender originali degli anni 60 e 70.
Meccaniche nuove mentre l’elettronica recuperata pareva in buono stato.
Il tutto è rimasto nel capanno di un ovile per venti anni e ha preso caldo, freddo e tanta umidità. Da quelle parti piove parecchio e le temperature scendono di frequente sotto lo zero.
Eppure, il body era perfetto, un po’ di fieno nell’elettronica.
E due giorni fa Gabriele ha finito di ricomporla riportandola alla sua versione originale.

Non saprò mai il perché è stato fatto quello scambio tra le due chitarre, ora posso assicurarvi che la chitarra è perfetta e ha tutti suoni e tutte le peculiarità che la caratterizzavano quando è nata.
Per noi chitarristi, tutte le chitarre hanno qualcosa di romantico, la loro storia, quando e dove sono state costruite, chi le ha suonate prima di noi.
E le tue chitarre, indipendentemente dal tuo livello, entrano a far parte di te.
La Squire Fender ora si aggiunge alle altre due mie chitarre, Una DBZ Les Paul custom e la mia Ibanez S93, la mia chitarra Jazz.
Ringrazio Robertino che mi ha recuperato il tutto dall’ovile, Erica per l’impegno nella ricerca e soprattutto Gabriele Orlando, un liutaio fantastico. E, se volete conoscerlo e apprezzarne il suo talento, lo trovate su Instagram.
Di certo la utilizzerà Yury in Neko 3.
Un saluto e vado a godermela.
Roberto
Grazie mille Roberto, lavorare su questo tipo di strumenti, rimettere assieme parti, ma soprattutto far ricongiungere i pezzi di una storia, è una delle cose che più mi appassiona di questo lavoro, non capita spesso, ma quando succede è sempre una gioia tirare fuori nuovamente la voce da quelli che in molti considerano semplici oggetti, ma che in realtà hanno tanto da raccontare. Goditi la tua nuova vecchia bimba ❤️🎸
grazie di cuore di tutto Gabriele. E l’anno prossimo ci facciamo la Yamaha jazz col manico come abbiamo progettato. Abbraccione amico mio
Una bella storia….. E se fosse un buono spunto per un nuovo libro?
Avevo duemila euro buttati nella casetta dell’orto e non lo sapevo!! 🙂 Sono contento che quella vecchia chitarra sia tornata a vivere! Cia Roby!